Le piste di atterraggio più pericolose in Europa

Queste le piste di atterraggio più pericolose in Europa

Volare in aereo ha i suoi indubbi vantaggi. Uno dei più importanti è la sicurezza del mezzo.

In meno ore rispetto ad altre tipologie di trasporto, permette di coprire lunghe distanze con rischi pressoché irrilevanti.

Questo è uno dei motivi per il quale tantissimi preferiscono volare anziché guidare. Di contro, però, vi sono alcuni fattori che terrorizzano alcuni passeggeri al punto che preferirebbero di gran lunga restare con i piedi per terra.

Indubbiamente, le due fasi che si avvertono di più quando si è in volo sono il decollo e l’atterraggio, se si escludono eventuali turbolenze ad alta quota.

Sono in molti a credere che questi due passaggi siano quasi automatizzati per i piloti, grazie alle sofisticate strumentazioni di bordo. In realtà, soprattutto per gli atterraggi, non sempre le manovre sono facili.

Le condizioni atmosferiche influiscono parecchio in questa fase, ma anche alcuni fattori ambientali possono rendere complessa l’operazione

È il caso di alcune piste di atterraggio sparse per il mondo che sono tutt’altro che piacevoli da affrontare. Alcune si trovano letteralmente sul ghiaccio, altre attraversano delle città.

Tuttavia, senza andare troppo lontano, diverse sono presenti anche nel Vecchio Continente.

Le piste di atterraggio più pericolose in Europa sono una sfida non indifferente non solo per chi vola ma anche per i piloti più esperti al comando.

Tuttavia, è proprio grazie alle altissime competenze dei piloti se queste piste restano in uso e consentono di effettuare atterraggi in sicurezza anche nelle condizioni più disparate.

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Le 4 (+1) piste di atterraggio più pericolose in Europa

Ecco le piste d'atterraggio europee più pericolose

Per quanti hanno voglia di provare un atterraggio da brivido senza andare troppo lontano, ecco dove trovare le piste di atterraggio più pericolose in Europa.

1.Barra International Airport, Scozia

Questo piccolo aeroporto scozzese si compone di tre piste di cui una direttamente sulla spiaggia!

Priva di segnalazioni luminose, la pista non consente gli atterraggi notturni e quelli diurni vengono programmati seguendo l’andamento delle maree.

Arrivare fuori dall’orario consentito potrebbe far sì che la pista svanisca sotto l’acqua.

2. Madeira Airport, Funchal, Portogallo

La pista dell’aeroporto portoghese è una delle più strette al mondo, nonostante venga sfruttata anche per voli internazionali. Negli anni ‘70 a seguito di un terribile incidente, è stato deciso di allargare la pista sfruttando la spiaggia circostante.

Tuttavia, questo aeroporto continua a rimanere uno tra i più difficili in cui atterrare a causa dei forti venti e la posizione a strapiombo sul mare.

3. Gibraltar Airport, Gibilterra

Al quinto posto nella classifica mondiale degli aeroporti più pericolosi, quello in Gibilterra è anche uno dei più famosi per la sua particolare pista che attraversa l’autostrada al confine con la Spagna.

Di conseguenza, il traffico aereo e quello automobilistico sono regolati da semafori e passaggi a livello che si attivano quando la carreggiata viene impegnata dai velivoli in arrivo.

4. Courchevel airport, Francia

La cittadina di Courchevel gode di una delle stazioni sciistiche più famose delle Alpi francesi. D’altra parte è anche conosciuta per la sua piccola pista di atterraggio tra le montagne, stretta e corta e per questo motivo riservata a piccoli velivoli e charter.

Questa location è stata utilizzata all’interno di uno dei film di James Bond, dove Pierce Brosnan riuscì con successo a far atterrare un aereo.

Bonus: Aeroporto Falcone-Borsellino, Palermo, Italia

Benché non si possa classificare come un aeroporto dall’atterraggio pericoloso, l’arrivo è alquanto spettacolare e può far sobbalzare gli animi più delicati.

I passeggeri hanno l’impressione che l’aereo stia per planare sull’acqua, mentre alla fine incontra la terraferma.

Ogni tanto le forti raffiche di vento possono creare un po’ di “movimento” a bordo, ma non c’è da avere paura, i piloti sanno bene come affrontare queste situazioni.

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L’importanza della formazione per affrontare le sfide in volo

Le insidie quando si vola possono essere tante ma anche toccare terra può diventare una sfida se le condizioni meteo sono avverse o se l’aeroporto di destinazione è uno dei più pericolosi.

Per questo motivo, la formazione dei piloti è estremamente importante e richiede competenze meteorologiche, geologiche e matematiche, per citarne alcune.

Le variabili da considerare in volo e a terra sono tantissime e non basta conoscere la strumentazione.

Per pilotare un velivolo autorizzato al trasporto di passeggeri, il futuro pilota deve seguire un percorso di formazione in grado di prepararlo alle difficoltà tecniche ma anche emotive e umane.

Per ricevere una formazione adeguata e completa è meglio affidarsi a scuole certificate, come Urbe Aero, scuola di volo con esperienza decennale con sede a Roma.

I piloti sono chiamati a imparare come gestire gli aerei soprattutto in situazioni di pericolo. La licenza per i piloti di linea, la ATPL (Airline Pilot Transport License) è solo il primo passo per diventare comandanti nei cieli.

Domande frequenti

Qual è la pista più pericolosa d’Europa?

Incredibile ma vero, non tutti gli aeroporti sono stati costruiti seguendo le medesime direttive. Il più delle volte, le piste sono state adattate alla morfologia del terreno e non sempre hanno portato alla realizzazione di aeroscali semplici da affrontare.

Il Barra International Airport, in Scozia, si aggiudica il titolo di aeroporto più pericoloso d’Europa. Il punto di riferimento dei piloti, quando devono atterravi, è infatti una spiaggia dell’isola. Questo perché l’aeroporto possiede solo 3 piste, di cui una una sull’arenile stesso. Inoltre, le piste sono prive di segnalazioni luminose e, per tale motivo, non consentono atterraggi o decolli notturni.

Infine gli orari dei voli devono essere programmati in base alle maree: arrivare fuori tempo massimo consentito, potrebbe significare non avere più una pista dove atterrare perché sommersa dall’acqua.

Quanto è lunga una pista di atterraggio?

La pista di atterraggio è una superficie rettangolare creata appositamente per il decollo e l’atterraggio dei velivoli, e può essere realizzata con diversi materiali quali calcestruzzo, cemento, asfalto, erba o terra battuta. Può inoltre essere di diverse dimensioni, l’importante è che la sua lunghezza consenta l’adeguata accelerazione/decelerazione necessaria per la fase di decollo/atterraggio.

La lunghezza più comune di una pista aeroportuale è di 3000 metri, ma esistono aeroporti che hanno piste di atterraggio particolarmente corte o, al contrario, molto estese: quella più lunga al mondo è situata in Tibet e si sviluppa su 5500 metri, mentre quella dell’aeroporto sull’isola di Saba è di soli 400 metri e si classifica come la più corta del globo.

Chiaramente, le caratteristiche fisiche di una pista dipendono soprattutto dalla posizione geografica in cui è situato l’aeroporto e, in alcuni casi, possono essere utilizzate solo da alcuni modelli di aeromobili.

Quali variabili influenzano le fasi di decollo e atterraggio dell’aereo?

Alcune importanti variabili che possono influenzare il decollo e l’atterraggio degli aerei sono:

  • Tipologia di aeroporto;
  • Condizioni atmosferiche;
  • Condizioni del velivolo;
  • Il pilota.

Ogni aeroporto possiede una pista di volo che, in base alle sue caratteristiche fisiche e strutturali, può rendere più o meno semplici le manovre di decollo e di atterraggio. Alcuni spazi aeroportuali, come quelli con piste lunghissime, risultano particolarmente semplici da gestire per i piloti. Altri presentano piste decisamente corte, a tratti preoccupanti, e vi possono operare solo piloti in possesso di un particolare attestato.

Le condizioni atmosferiche, inoltre, possono influenzare tutte le fasi del volo. Atterrare o decollare in una giornata di sole non è complicato quanto effettuare le medesime manovre sotto vento forte traverso o con pioggia insistente e neve. Ovviamente, per operare in totale tranquillità, anche la condizione ottimale del velivolo è di massima importanza ai fini di evitare atterraggi di emergenza.

Infine, quello che può influenzare ulteriormente la qualità di decollo e atterraggio è la componente umana: ovvero il pilota e l’esperienza di volo che possiede, la capacità di gestire situazioni di emergenza e il carico di stress fisico-mentale a cui è sottoposto durante il lavoro.

È vero che gli aerei decollano e atterrano controvento?

Un pilota professionista sa che le fasi del volo più sensibili alle condizioni atmosferiche, in particolar modo alla tipologia di vento che spira, sono decollo-salita e avvicinamento-atterraggio. Rispetto a quello che si può credere, il vento contrario può essere un prezioso alleato.

Un aereo, infatti, vola grazie a una serie di forze, tra cui la portanza. La portanza è quella forza che permette al velivolo di staccarsi da terra e acquisire la spinta verso l’alto necessaria a vincere il peso del mezzo. Generata dalla velocità dell’aria che investe il profilo alare, è la forza che permette all’aereo di alzarsi in volo.

Quindi, l’accelerazione per il decollo fatta controvento crea un flusso d’aria maggiore rispetto a quella con vento a favore. Il forte flusso d’aria passa sul profilo alare e genera in poco tempo la potenza necessaria a staccare il mezzo da terra. In questo modo si raggiunge un’altitudine maggiore impiegando meno pista e con minore velocità rispetto al suolo. Atterrando controvento, invece, l’aereo rallenta la corsa e diminuisce velocità con molta più facilità.

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